Presentato ieri a Roma

OCSE - Valutazione Startup Act

L’analisi OCSE sulla policy per le startup innovative – il cd “Startup Act” italiano – rivela una serie di dati inconfutabili sui limiti della normativa: è necessario stringere le maglie dei criteri di accesso al registro delle startup, al fine di concentrare gli incentivi sui potenziali grandi creatori di posti di lavoro; è necessario aumentare le semplificazioni e sburocratizzazioni; è necessario rimuovere il criterio dell’oggetto sociale per l’accesso agli incentivi, che ha creato distorsioni ed asimmetrie basate sulla discrezionalità delle Camere di Commercio; è necessario articolare meglio la filiera degli operatori intermedi (il cd. “ecosistema”), incrementandone la quantità e la professionalità; è necessario insistere sulla formazione; è necessario focalizzarsi sul capitale di rischio anziché sul debito. Tutto ciò è fondamentale che venga fatto prima di aprire i rubinetti della liquidità, passo altresì fondamentale per giocare nella stessa serie dei paesi simili all’Italia, perché ad oggi nel paese non sussistono condizioni “sane” ed operatori sufficientemente preparati per riversare una grande massa di capitali in imprese ad alto potenziale.

Roma Startup apprezza enormemente il lavoro svolto dai tecnici OCSE, le cui conclusioni ricalcano quasi perfettamente quelle della campagna di quasi un anno fa per un nuovo Startup Act italiano, di cui si rinnova l’urgente necessità per frenare la fuga di talenti e di imprese dall’Italia.


Il rapporto in versione integrale:
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